La gabbia dorata.
A proposito di dipendenze affettive…
“Non posso stare né con te, né senza di te”, queste le parole di Ovidio (14 a.C.) che
colgono a pieno il vissuto alla base della dipendenza
affettiva.
Ma di cosa si tratta? La
dipendenza affettiva è una forma di disagio psicologico molto diffusa nella
società attuale, nella quale l’individuo, con maggior frequenza una donna, “ama
senza confini", dedicandosi completamente al partner, che finisce per
diventare l’unico scopo della sua esistenza, il riempimento di vuoti affettivi
e la fonte principale di illusorie conferme.
Il partner “scelto” si trasforma così in una “droga” alla quale il
dipendente deve continuamente attingere per riempire un vuoto esistenziale ed
affettivo presente fin dall’infanzia… per sentire di esistere.
Alcuni dei principali sintomi con cui si
manifesta sono: assoluta dedizione all’altro e mancanza di reciprocità nella
relazione, progressiva riduzione dei propri spazi d’indipendenza, chiusura nel
rapporto di coppia, gelosia morbosa, paura di essere abbandonati e ossessione
all’idea di perdere il partner con tendenza al controllo della relazione.
La relazione amorosa finisce così per
trasformarsi in una gabbia dorata senza possibilità di fuga, che
continua a persistere nel tempo, nonostante la sofferenza, a causa dell’illusoria
speranza di riuscire ad ottenere l’amore del partner, che solitamente continua
a dimostrarsi invece sfuggente e inaffidabile.
La fragilità affettiva che si porta dietro dall’infanzia, a causa di un
mancato soddisfacimento dei propri bisogni primari di riconoscimento da parte
della figura di accudimento, spinge la persona a ricercare continui ed
estenuanti riconoscimenti all’esterno, che
tuttavia non “saziano” mai questa “fame affettiva”. Così si determina una tendenza inconsapevole a
scegliere partner che assomigliano ai propri genitori nel tentativo di ripetere
il passato, con l’illusione di rimarginare le ferite affettive e
soddisfare il bisogno di riconoscimento, che tuttavia rimane insoddisfatto.
Perdendo di vista se stessi per focalizzarsi solo sull’altro, i
dipendenti affettivi non riescono ad entrare in contatto autentico e di
vera intimità con il partner.
E’ l’”Amore liquido” di cui ha parlato il sociologo e filosofo Bauman
(2006) a dare spiegazione del perché la dipendenza affettiva e molte altre
forme di dipendenza siano così diffuse nella società attuale; Bauman parla di
una società liquida, in cui i “legami” tra le persone sono evanescenti e
precari, in quanto vissuti nell’ottica del consumismo “usa e getta”. L’uomo di
oggi si scopre privo di un altro che lo possa riconoscere, dolorosamente
incapace di stabilire un legame significativo e duraturo; si trova a vivere un
senso di non esistenza, di irrealtà, di vuoto, che deriva dall’assenza
dell’altro. L’oggetto della dipendenza finisce per diventare così fonte
dell’identità ed elemento di compensazione immaginaria della frustrazione
derivante dall’assenza o dalla presenza inadeguata dell’altro.
Dott.ssa Claudia Cioffi
Dott.ssa Claudia Cioffi
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