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giovedì 21 settembre 2017

La gabbia dorata.
A proposito di dipendenze affettive…


“Non posso stare né con te, né senza di te”, queste le parole di Ovidio (14 a.C.) che colgono a pieno il vissuto alla base della dipendenza affettiva.


Ma di cosa si tratta? La dipendenza affettiva è una forma di disagio psicologico molto diffusa nella società attuale, nella quale l’individuo, con maggior frequenza una donna, “ama senza confini", dedicandosi completamente al partner, che finisce per diventare l’unico scopo della sua esistenza, il riempimento di vuoti affettivi e la fonte principale di illusorie conferme.
Il partner “scelto” si trasforma così in una “droga” alla quale il dipendente deve continuamente attingere per riempire un vuoto esistenziale ed affettivo presente fin dall’infanziaper sentire di esistere.
Alcuni dei principali sintomi con cui si manifesta sono: assoluta dedizione all’altro e mancanza di reciprocità nella relazione, progressiva riduzione dei propri spazi d’indipendenza, chiusura nel rapporto di coppia, gelosia morbosa, paura di essere abbandonati e ossessione all’idea di perdere il partner con tendenza al controllo della relazione.
La relazione amorosa finisce così per trasformarsi in una gabbia dorata senza possibilità di fuga, che continua a persistere nel tempo, nonostante la sofferenza, a causa dell’illusoria speranza di riuscire ad ottenere l’amore del partner, che solitamente continua a dimostrarsi invece sfuggente e inaffidabile.
La fragilità affettiva che si porta dietro dall’infanzia, a causa di un mancato soddisfacimento dei propri bisogni primari di riconoscimento da parte della figura di accudimento, spinge la persona a ricercare continui ed estenuanti riconoscimenti all’esterno, che  tuttavia non “saziano” mai questa “fame affettiva”.  Così si determina una tendenza inconsapevole a scegliere partner che assomigliano ai propri genitori nel tentativo di ripetere il passato, con l’illusione di rimarginare le ferite affettive e soddisfare il bisogno di riconoscimento, che tuttavia rimane insoddisfatto.
Perdendo di vista se stessi per focalizzarsi solo sull’altro, i dipendenti affettivi non riescono ad entrare in contatto autentico e di vera intimità con il partner.

E’ l’”Amore liquido” di cui ha parlato il sociologo e filosofo Bauman (2006) a dare spiegazione del perché la dipendenza affettiva e molte altre forme di dipendenza siano così diffuse nella società attuale; Bauman parla di una società liquida, in cui i “legami” tra le persone sono evanescenti e precari, in quanto vissuti nell’ottica del consumismo “usa e getta”. L’uomo di oggi si scopre privo di un altro che lo possa riconoscere, dolorosamente incapace di stabilire un legame significativo e duraturo; si trova a vivere un senso di non esistenza, di irrealtà, di vuoto, che deriva dall’assenza dell’altro. L’oggetto della dipendenza finisce per diventare così fonte dell’identità ed elemento di compensazione immaginaria della frustrazione derivante dall’assenza o dalla presenza inadeguata dell’altro.


Dott.ssa Claudia Cioffi